Sant'Antonio indossa un saio marrone trattenuto in vita da un cordone bianco; sulla testa è posta un'aureola di metallo. Il santo sorregge con entrambi le mani il Bambin Gesù che porta una veste gialla con i bordi dorati. La base della statua è in legno dipinto di nero. Opera di artigiani-scultori meridionali, probabilmente leccesi.
La decorazione è molto semplice; il paliotto è decorato, in basso, da un motivo a conchiglia. Nella parte superiore è posta l'ancona che custodisce la statua del santo, decorata da lesene e, in alto, da due grandi volute. Termina con una decorazione dorata.
La statua, scolpita a tutto tondo e dipinta al naturale, raffigura S. Rocco. Il santo indossa una corta veste blu con un mantello giallo e uno scapolare grigio con una conchiglia. Con la mano destra mostra la ferita sulla gamba e con la sinistra regge il bastone. Ai suoi piedi, cinti da calzari verdi, si trova un cane con in bocca una forma di pane. Intorno alla testa è posta un'aureola. La base, ridipinta, è di colore azzurro. Su di essa una targhetta reca la scritta: "A devozione/De Vincenzina e Sai.re Grenci". Il santo indossa il mantello da pellegrino, il "sanrocchino", che, aperto sulla gamba, lascia intravedere un bubbone pestilenziale. Come simboli reca sovente due chiavi incrociate e Je conchiglie. La statua della chiesa di Spinetto porta la conchiglia a destra, sul petto, segno del pellegrinaggio a Roma e a Santiago di Compostella. Il santo è accompagnato da un cane che regge in bocca un pezzo di pane, a ricordo della leggenda secondo la quale, allorché il santo giaceva ammalato presso Piacenza, un nobile del luogo gli mandava il cibo servendosi dell'animale.
ALTARE DEI SS. COSMA E DAMIANO
L'altare è in legno dipinto ad imitazione di marmi policromi. Il paliotto in basso presenta una piccola decorazione di volute simmetriche con al centro una foglia. Sulla stretta mensa è collocato il tabernacolo di colore verde la cui porta in legno dorato è abbellita da un ostensorio. Nella parte superiore, una nicchia contenente le statue dei santi è situata tra due lesene con capitelli composti che sostengono la trabeazione e il timpano spezzato, al centro del quale vi è una decorazione a volute.
I SS. COSMA E DAMIANO
Opera di artigiani-scultori meridionali, probabilmente leccesi. I Santi, due medici, detti "anargiri" (nemici del danaro), subirono il martirio durante le persecuzioni di Diocleziano (295 circa). Erano due fratelli di origine araba e prestavano gratuitamente la loro opera a favore dei poveri.
La parte inferiore dell'altare è in marmi policromi col paliotto decorato da due grandi volute simmetriche, che formano un'urna, fra le quali è posto un cerchio. La mensa è sorretta da due mensole a forma di volute. La parte superiore, in legno dipinto di bianco con decorazioni dorate imitanti marmi policromi, è costituita da un'ancona delimitata da lesene con capitelli compositi.
CROCIFISSO
Scultori serresi (bottega degli Scrivo?) secolo XIX
Legno dipinto; croce h cm 255; Cristo h cm 161
Il Cristo è raffigurato con i segni delle ferite molto evidenti e grondanti sangue. Porta un perizoma bianco annodato sul fianco sinistro. Dietro al crocifisso vi è uno sfondo di legno dipinto raffigurante la Madonna. San Giovanni e la Maddalena.
Il crocifisso in legno, che si trova nella chiesa Matrice di Terravecchia, fu realizzato, secondo quanto riporta la Platea, prima del terremoto del 1783 dallo scultore serrese Antonio Scrivo. In seguito, intorno al 1802-3, fu donato, dallo stesso artista, alla chiesa "Terza". Quando poi la chiesa "Terza" fu demolita e ripristinata la chiesa Matrice, il crocifisso venne trasportato qui insieme ad altri oggetti. I parenti dello Scrivo, al tempo, si sono lamentati poiché avrebbero voluto che il crocifisso venisse trasferito nella chiesa di Spinetto. Si può quindi supporre che lo Scrivo abbia realizzato il crocifisso di Spinetto per riparare al desiderio non esaudito dei suoi familiari. La rappresentazione del Cristo, realistica, ne esprime tutta l'umanità. La tensione delle braccia evidenzia le vertebre del costato, segno che il corpo non è ancora abbandonato. Il busto è proteso verso l'alto e la testa è reclinata leggermente sulla spalla destra. Lo sguardo, distante, è in direzione del cielo ed indica il momento prima della fine. Cristo è in agonia, colto nell'attimo in cui chiede al Padre il perché di quella morte e perdona i suoi carnefici. Lo scultore ce lo rappresenta, come si diceva, in tutta la sua umanità: siamo di fronte ad un uomo "vero", che soffre, vegliato dalla Madonna, dalla Maddalena e da Giovanni, dipinti su tavola e posti dietro. Anch'essi sono umani e concreti nel loro dolore. Nel volto del Cristo c'è qualcosa di grande. Il suo sguardo è intenso e i muscoli sono in estrema tensione, quasi per vincere quel tendersi a terra del corpo a causa del suo stesso peso. Le sue piaghe sono grandi e grondano sangue. In basso, la Madre di Cristo ha il cuore trafitto da un pugnale. Questa impostazione sacra ci fa pensare che lo scultore si sia ispirato a quello che la Vergine Santa rivelò un giorno a Santa Brigida: "Abbi per certo che io ho amato il mio Figlio così ardentemente ed egli mi ha riamata così teneramente, che eravamo come un Cuor solo. Quando egli soffriva io ne risentivo il dolore come se il mio Cuore provasse le sue medesime pene e gli stessi suoi tormenti... Il suo dolore era il mio dolore così come il suo Cuore era il mio Cuore" (E. Fornasari). Lo scultore interpreta queste parole e fa vedere l'agonia di Gesù come una spada che fruga sanguinosamente nel cuore della Madre, rappresentata in basso trafitta. Il sangue che grondava dal corpo di Gesù scaturiva dal Cuore trafitto di Maria.
La statua, posta davanti a quella di Santa Margherita Maria Alacoque, raffigura Gesù che con l'indice della mano destra mostra alla Santa il suo cuore, contornato da una corona di spine e posto su una raggiera di fil di ferro. Egli indossa una veste color avorio e un mantello azzurro con bordo dorato. Gli occhi sono di pasta vitrea. L'aureola, aggiunta di recente, è in materiale plastico. La Chiesa Cattolica con il Sacro Cuore di Gesù intende onorare il cuore di Gesù Cristo, uno degli organi della sua umanità che, per l'intima unione con la Divinità, ha diritto all'Adorazione e inoltre l'amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il Suo Cuore. Questa devozione si diffuse ad opera di Santa Margherita Maria Alacoque e di S. Giovanni Eudes. La statua di Gesù e quella di Santa Margherita insieme all'altare furono realizzati comunque dopo il 1856, anno in cui la festa divenne universale per tutta la Chiesa Cattolica in seguito alla bolla "Auctorem fidei" emessa da papa Pio VI.
STATUA DI SANTA MARGHERITA MARIA ALACOQUE
La statua raffigura Santa Margherita Maria Alacoque inginocchiata davanti al cuore di Gesù, con le mani incrociate sul petto. Indossa una veste monacale nera con il velo bianco. L'aureola di fil di ferro è a raggiera; gli occhi sono di pasta vitrea. Margherita Maria era una suora visitandina francese che sin dall'adolescenza si era dedicata alle opere di carità. Si fece suora dell'ordine delle visitandine nel 1672. Ebbe tre visioni di Gesù (1673, 1674, 1675), durante le quali le fu affidata la missione di diffondere la devozione del Sacro Cuore di Gesù e di far istituire una festa in suo onore il primo venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini.
L'altare è in legno dipinto ad imitazione di marmi policromi. Al centro è posta una nicchia che custodisce la statua dell'Assunta, coperta da dipinto di medesimo soggetto che può scorrere verticalmente tramite apposito meccanismo e decorata in alto da tre testine alate. Ai lati due paraste con capitelli corinzi dorati, cui seguono due colonne verde scuro, una per lato, anch'esse con capitelli corinzi, che sorreggono la trabeazione. L'altare si conclude con un fastigio, che reca al centro un grande medaglione azzurro con le lettere "AM" in oro al centro, sormontato da una corona e ornato ai lati da due grosse volute su cui poggiano due putti. Il medaglione termina con una fitta decorazione a foglie e volute, presente anche in tutta la parte superiore e, sulla sommità, con una sfera alla quale è collegata una croce greca. L'altare è posto sulla parte terminale della navata centrale su un alto basamento che ospita il meccanismo per il movimento del dipinto ed è addobbato con piccole lampadine che seguono il disegno dell'altare stesso. "Per il prezzo di 50,00 ducati, da riscuotere in due rate, mastro Raffaele De Francesco s'obbligò di eseguire l'Altare Maggiore ligneo per la Chiesa dell'Assunta dello Spinetto di Serra S. Bruno". Il termine per la consegna, veramente breve, fu fissato per l'I 1 maggio dello stesso anno, ma certamente all'atto del contratto, stipulato il 19 febbraio 1799, il lavoro era già da tempo iniziato su disegno dello scultore Vincenzo Scrivo, anch'egli serrese.
STATUA DELLA MADONNA DELL'ASSUNTA
La statua, scolpita a tutto tondo e dipinta al naturale, raffigura la Madonna con le braccia aperte e lo sguardo rapito al cielo, che indossa una veste a fondo bianco con fiori policromi. Le maniche sono rosse, come la larga cintola, decorata con foglie e fiori e con un bordo dorato. Sulle spalle è poggiato un mantello azzurro orlato da una striscia dorata che ricade con un drappeggio sul davanti. I colori usati per la pittura della statua sono del tipo a tempera e le parti dorate sono eseguite proprio con la stessa tecnica della pittura su tavola. A volte lo scultore era anche autore della Policromia e questo dimostra la sua grande perizia nel campo delle arti. .Ai piedi dell'Assunta vi sono quattro testine, di cui tre poste a destra e una a sinistra. Il capo è cinto da un'aureola di stelle. La statua è coperta dal dipinto che raffigura l'Assunta. Tramite meccanismo, esso può scorrere verticalmente e lasciar vedere, in occasioni particolari, la statua. A. Frangipane definisce la statua di "maniera baroccheggiante" e la attribuisce ad artigiani-scultori serresi dei principi del secolo XIX (1). Una tradizione locale la ritiene opera quattrocentesca proveniente da Lucca. Viene anche attribuita a non ben precisati fratelli Barillari che operarono a Serra nel XVIII e XIX secolo (2).
L'altare, in marmi policromi, presenta delle decorazioni in bronzo dorato. Sul paliotto di marmo bianco sono scolpiti due putti alati che sorreggono uno scudo di marmo verde con la croce greca bianca e una cornice dello stesso colore. La mensa è sostenuta da due mensole a volute. Nella parte centrale è posto il ciborio con volute laterali, decorate con tralci in bronzo. Intorno al portello sono raffigurati, sempre in bronzo, in basso l'Agnus Dei, ai lati due fiori, in alto tre testine alate con un cartiglio. Su di esso è poggiato un baldacchino in legno per l'esposizione dell'Ostensorio. Ai lati dell'altare due portali immettono al coro retrostante.
PORTELLO DEL CIBORIO DELL'ALTARE MAGGIORE
Su lamina d'argento è raffigurato al centro San Cristoforo con l'agnello sulle spalle e con il capo circondato da una raggiera; in alto sono poste nuvole e testine alate. In basso sono raffigurate pecore, un albero, fieno e fiori. Non ci sono punzoni.
PORTALI LATERALI DELL'ALTARE MAGGIORE
I due portali laterali dell'altare maggiore, che immettono nel coro retrostante, sono decorati, nei piedritti e nell'architrave, da un'unica cornice formata da due bordi di marmo bianco fra i quali è inserita una fascia di marmo verde, interrotta da dischi di marmo nero posti al centro degli elementi verticali e dell'architrave, sul quale poggia un elemento terminale ornato con marmi policromi. Come risulta da lettere e documenti conservati nella parrocchia, l'altare e i portali laterali sono stati commissionati dal Rettore Rev. Vincenzo Regio ed eseguiti il 18 ottobre 1907 a Napoli da Luigi Prezioso nella bottega in Piazza Cavour, vico Gagliardi, n. 9.
BALDACCHINO
Il baldacchino, situato sull'altare maggiore, è in legno dipinto a imitazione di marmi policromi (verdi e rossi) con decorazioni dorate. E' a forma di tempietto con le parti laterali separate dalla nicchia centrale da colonne corinzie, a sezione concava; nel vano centrale è posta una mensola sorretta da una testina alata, con sopra un piccolo trofeo di spighe di grano e nelle aperture laterali due coppe con coperchio. La parte terminale è formata da una corona sormontata da una croce greca, sorretta da alte volute fra le quali vi è un drappo che ricade ai lati con due piccole nappe.
BUSTO DI SAN GIUSEPPE CON IL BAMBINO
San Giuseppe indossa una veste azzurra con polsi e collo dorati e un manto giallo, porta sul braccio sinistro il Bambin Gesù che dorme appoggiato alla spalla del santo e con la mano destra reca un giglio; gli occhi sono in pasta vitrea. Sulla base si legge la seguente scritta: "A devozione di Vincenzina e Salvatore Grenci". Nella Platea della chiesa Matrice si riporta che questa statua e quella di S. Anna sono opera dello scultore ser-rese Antonio Scrivo: "Sono del sud.o S.r Antonio Scrivo il n.ro S. Rocco: la S. Anna e il S. Giuseppe, che si hanno nello Spinetto" (1). Nel 1870 Pio IX proclamò Giuseppe patrono di tutta la Chiesa. Nel 1955 Pio XII istituì la festa di S. Giuseppe artigiano e Giovanni XXIII, nel 1962, introdusse il suo nome nel canone della messa.
ALTARE DI S. FRANCESCO DI PAOLA
L'altare, in marmo bianco, presenta delle decorazioni in marmi policromi. Il paliotto, a forma di urna, reca al centro una croce greca. L'altare, privo di mensa, è provvisto di tabernacolo chiuso da una lastra di marmo bianco; ai lati sono poste due mensole sostenute da volute. L'altare fu eseguito probabilmente da marmorari serresi nei primi del secolo.
SCULTURA RAFFIGURANTE SAN FRANCESCO DI PAOLA
La statua, scolpita a tutto tondo e dipinta al naturale, raffigura San Francesco di Paola. Con la mano destra tiene un bastone di legno e la sinistra è poggiata al petto, sul quale è dipinto in oro un medaglione. Gli occhi sono di pasta vitrea e il capo è coperto dal cappuccio. Sulla base di colore verde, vi è la scritta: "D. Raphael Regio Serrensis scultor MDCCCLXI/sacer.Anastasio Procur". Sul medaglione: "CHA/RI/TAS"
ALTARE DELLA MADONNA DEL CARMINE
L'altare, in marmi policromi, presenta, nella parte superiore, una nicchia, dove è posta la statua della Madonna del Carmine. Ai lati due colonne con capitelli corinzi sostengono la trabeazione e il timpano. Il Paliotto reca al centro una croce greca, in bronzo, su disco di marmo verde, con ai lati due coppie di colonnine che reggono la mensa. L'iscrizione recita: "Il popolo procuratore Sac. Davide Timpano 1929".
SCULTURA RAFFIGURANTE LA MADONNA DEL CARMINE
La statua, scolpita a tutto tondo e dipinta al naturale, raffigura la Madonna che tiene fra le braccia il Bambino, coperto da un perizoma bianco.
La statua, scolpita a tutto tondo e dipinta al naturale, raffigura Sant'Anna con in braccio Maria bambina.